A causa del virus, la vita quotidiana in India è stata seriamente stravolta.

Il primo caso di COVID-19 in India è stato riportato il giorno 30 gennaio 2020.

Il 25 marzo è iniziato il lockdown in tutta la nazione che ha provocato l’esodo in massa di migliaia di lavoratori che, senza cibo e senza soldi, hanno camminato per chilometri per raggiungere le zone rurali di provenienza. Secondo le stime dell’Onu, circa 400 milioni di lavoratori del settore informale rischiano di cadere ancor di più nell’estrema povertà.

Il 2 giugno 2020, il Ministero della Salute e del Benessere della Famiglia ha confermato un totale di 198.706 contagi, 95.527 ricoverati e 5.598 morti, nel nostro paese. Attualmente l’India conta il maggior numero di casi confermati in Asia. Il lockdown ha creato enormi effetti sui lavoratori del settore informale, micro e piccole imprese, contadini e liberi professionisti, che sono stati lasciati senza alcun mezzo di sussistenza in assenza di trasporti e accesso al mercato.

Le numerose comunità guanelliane in India, presenti in Andhra Pradesh, Tamil Nadu e Karnataka, si sono attivate per supportare le famiglie più fragili e le persone abbandonate che non hanno i mezzi per accedere ai servizi istituzionali. L’iniziativa prevede la distribuzione di pacchi alimentari e generi di prima necessità.