ODV – Un progetto che ricostruisce relazioni
In un periodo storico estremamente complesso e difficile come quello che stiamo vivendo solo agendo in sinergia e concordia, si può dare vita ad un futuro migliore nel quale chi è più fragile, possa davvero uscire dall’invisibilità, anche stimolando azioni di welfare e tutela che garantiscano il rispetto e la dignità dei diritti di ciascuno, indipendentemente dalle diverse storie di vita. Instaurare un rapporto personale di aiuto e di amicizia richiede, in fondo, gesti quotidiani, che nella loro apparente semplicità colmano l’abisso di indifferenza che spesso circonda la vita di chi vive per la strada (e non solo) e che è il punto di partenza per costruire insieme una realtà più umana per tutti, in Italia come nel mondo intero.
Queste sono le fondamenta su cui si è costruito e sviluppato il progetto ODV – Operatori Di Vicinanza, finanziato da Regione Lombardia sul finire del 2022.
Insieme ad ASCI don Guanella, in qualità di capofila, il progetto ha visto il coinvolgimento di cinque enti, appartenenti alla Rete “Vicini di strada”, composta dagli Enti del Terzo Settore che in Como operano nell’ambito della Grave Marginalità. Un percorso – quello della Rete – che nel tempo si è strutturato sempre più per cercare di garantire assistenza, vicinanza, accompagnamento e percorsi di fuoriuscita dalla marginalità a tante persone senza dimora o che vivono in condizione di grave marginalità, presenti sul territorio. La condizione di persona senza dimora richiama infatti una pluralità di manifestazioni di grave esclusione sociale, a volte croniche, connesse a sofferenze profonde derivanti da storie di vita complicate, a un passato molto duro, alla scarsità di risorse e competenze, alla difficoltà nell’esercitare i propri diritti/doveri o di accedere alle opportunità. Sono persone che spesso fanno fatica ad orientarsi e ad entrare in relazione con i servizi del territorio, fatica ancora più accentuata nelle persone straniere a causa delle difficoltà linguistiche e delle differenze culturali. I bisogni di cui la persona senza dimora è portatrice non si esauriscono perciò in un pasto caldo e in un posto letto…. vi sono dimensioni ulteriori, che toccano alla radice la dignità della persona. Il disagio si caratterizza infatti anche per la mancanza di relazioni significative familiari e amicali, dove le situazioni di vita agite o subite, gli eventi traumatici vissuti e la vita sulla strada, sfociano in una condizione di fragilità psicologica, quando non in un vero e proprio disagio psichico. Una quotidianità che si traduce in sentimenti di impotenza nel realizzare qualcosa di positivo per sé e per gli altri, in cui l’autostima subisce pesanti attacchi, la sofferenza si accumula e il senso di fallimento diventa la nota dominante della propria vita. Ed è proprio per tentare, almeno in parte, di far fronte a tutto questo che si è sviluppato il progetto Operatori Di Vicinanza, che si pone come finalità quella di assicurare un accompagnamento individuale e specifico nella direzione dell’inclusione sociale e del miglioramento della qualità della vita delle persone senza dimora, in particolare le più fragili, attraverso relazioni di prossimità. Un progetto sperimentale, dai risultati certamente positivi, che ha cercato e sta cercando di rispondere all’esigenza espressa e segnalata da tempo dai tanti operatori e volontari afferenti ai diversi servizi attivi in Como in questo ambito: accompagnare attraverso una “presa in carico” integrata e mirata le persone senza dimora che vivono situazioni complesse o sfuggenti, che faticano ad accedere ai servizi tradizionali e a mantenere una frequenza di quelli a bassa soglia.
Tutta la progettualità ha infatti poggiato il proprio procedere sulla valorizzazione delle relazioni, sia tra gli enti del partenariato (ASCI don Guanella ODV, Associazione Incroci, Osservatorio Giuridico per i Diritti dei migranti, Associazione Lachesi, Fondazione Somaschi, Associazione Ozanam) che con gli altri soggetti facenti parte della Rete grave marginalità. Si è sperimentato un modello d’intervento condiviso a livello di caso e poi di sistema, che prende le mosse dall’Approccio Relazionale di rete al lavoro sociale. Su tale approccio, all’interno del progetto ODV, si è svolto un percorso formativo tenuto da una docente dell’Università Cattolica di Milano, dal titolo “Formarsi prossimo”, rivolto a volontari e operatori dei servizi per la grave marginalità, che ha cercato di trasmettere alcuni fondamenti della metodologia d’intervento con la quale ci si è voluti mettere alla prova favorendo un confronto da diversi punti di osservazione.
Le relazioni stanno al centro anche delle reti di fronteggiamento e di vicinanza, catalizzate – in base alla metodologia condivisa – attorno ad ogni singola persona senza dimora proposta al progetto ODV e poi agganciata dagli Operatori di prossimità. Di queste reti individuali entrano a far parte, oltre agli operatori di ODV, volontari, operatori di altri servizi della rete e servizi istituzionali, e vedono al centro la persona stessa che, nonostante le proprie difficoltà, resta la protagonista del proprio cammino di vita e del progetto individualizzato facilitato da ODV. Le reti personalizzate e di sostegno sono state attivate a partire da relazioni già esistenti cui si sono aggiunti gli operatori ODV, per rispondere ai bisogni effettivi della singola persona mettendo in campo azioni concrete di fuoriuscita dalla marginalità, affiancando la persona nel compiere quei passi. Questa azione di rete ha visto coinvolti, su situazioni specifiche, tutti gli enti che aderiscono a Vicini di Strada e diverse Istituzioni che sono chiamate, in funzione del proprio ruolo e mandato, a essere parte attiva del processo, che in questo progetto vuole mantenersi “corale”.
Concretamente il percorso progettuale ha previsto:
– la creazione di un’Unità di Prossimità (UdP) – composta da un educatore, un’assistente sociale e una coordinatrice – che mantiene i contatti con i servizi per la grave marginalità, visitandoli periodicamente o al bisogno; qui intercetta diverse situazioni, individuate su proposta di operatori e volontari attivi nei vari servizi frequentati dalle persone senza dimora; da una prima “rete minima” di chi già conosceva la situazione hanno preso avvio azioni di aggancio, accompagnamento, orientamento e supporto mirato, cercando di comprendere le necessità e le aspettative da cui ripartire, a piccoli passi e secondo i tempi di ognuno;
– il coinvolgimento dei volontari che, grazie ad una formazione mirata, stanno ora affiancando e sostenendo, le diverse persone senza dimora intercettate; essi mantengono quella relazione di vicinanza e di fiducia, anche a fronte di particolari situazioni di difficoltà – nei luoghi di vita e di riferimento che le persone frequentano (mense, dormitori, ambulatorio, centro diurno, …), affiancandole nelle difficoltà quotidiane o nelle risposte ai bisogni individuati, fungendo da riferimento e da stimolo, rompendo lo stato di solitudine e di isolamento sociale nel quale si trovano;
– l’attivazione di professionisti competenti in qualità di consulenti, sia per la “presa in carico” di situazioni di grave difficoltà che richiedono competenze professionali specifiche, sia per il sostegno ai volontari e agli operatori. In particolare, si è potuto garantire un supporto psicologico e/o psichiatrico iniziale, per un primo inquadramento diagnostico e per l’accesso alle cure più idonee, l’attivazione della mediazione linguistico-culturale per le persone straniere, il supporto legale per le problematiche di tipo giuridico e quello di educatori in appoggio alle situazioni di particolare fragilità.
Nell’arco della progettualità di quest’anno diverse reti di fronteggiamento sono state attivate coinvolgendo “nodi” di diverse origini, che si sono ingaggiati riflessivamente e poi operativamente a supporto delle situazioni. Non solo operatori, ma anche volontari, che hanno acquisito consapevolezza rispetto alla complessità di alcune situazioni, offrendo letture altre e di supporto all’intervento degli operatori. Alcune delle persone senza dimora supportate stanno compiendo passi significativi verso il miglioramento delle proprie condizioni di vita, mantenendo la relazione con nodi della propria rete, accettando di lavorare su alcuni obiettivi concordati, facendo alcuni passaggi concreti – su fronti amministrativi o di attivazione personale – che parevano irrealizzabili, accedendo a percorsi e cure prima rifiutate o difficilmente mantenute con continuità e potendo di conseguenza immaginare di entrare in progettualità più strutturate per il proprio futuro. Numerosi anche gli interventi specialistici, disponibili attraverso la progettualità, che hanno avuto ricadute significative, nel contatto con il diretto interessato o con operatori e volontari che operano in suo favore e che necessitavano di confronto e orientamento.
Un percorso che, grazie ad un finanziamento del Comune di Como, potrà ancora continuare fino alla fine di Dicembre 2023, ma il cui prezioso patrimonio, in termini di coinvolgimento delle persone e dell’acquisizione di un metodo di lavoro condiviso, non sarà disperso, ma continuerà nel tempo.