Gennaio mese della Pace
“Nessuno può salvarsi da solo. Ripartire dal Covid-19 per tracciare insieme sentieri di pace”
Perché gennaio è il mese della pace? Il primo gennaio del 1968 papa Paolo VI rivolse un pensiero alla Guerra del Vietnam, auspicando una tregua del conflitto in corso dal 1955. Purtroppo il conflitto sarebbe continuato per altri sette anni, ma l’idea di dedicare il primo gennaio al valore della pace si è mantenuta viva fino ai giorni nostri. La Giornata mondiale della pace è quindi una ricorrenza istituita e celebrata dalla Chiesa cattolica ma, nelle sue intenzioni, si rivolge a tutto il mondo.
Con lo scoppio del conflitto in Ucraina la parola “guerra” è tornata a far parte del nostro quotidiano. Eppure, lontano dai nostri occhi, conflitti e tragedie umanitarie non hanno mai cessato d’infiammare alcune parti del pianeta, con decine di guerre nel mondo (al 21 marzo 2022 se ne contavano 59) che non si sono fermati neanche di fronte alla pandemia: la pace è un obiettivo ancora lontano. Secondo i dati dell’Armed Conflict Location & Event Data project (ACLED), ogni anno nel mondo perdono la vita oltre 190mila persone a causa di conflitti di diversa natura.
In occasione della 56esima Giornata mondiale della pace, Papa Francesco traccia un bilancio dell’eredità lasciata dalla pandemia, invitando a rileggerla in rapporto all’esperienza della guerra in Ucraina e a tutti gli altri conflitti nel mondo, «sconfitta per l’umanità intera e non solo per le parti direttamente coinvolte». Il pontefice ci invita, con le sue parole, ad interrogarci sul nostro futuro e sulle nostre responsabilità: «Non possiamo più pensare solo a preservare lo spazio dei nostri interessi personali o nazionali, ma dobbiamo pensarci alla luce del bene comune, con un senso comunitario, ovvero come un ‘noi’ aperto alla fraternità universale». Dobbiamo essere capaci di costruire percorsi di pace che non siano calati dall’alto, ma che si generino nel quotidiano della vita. La costruzione della pace riguarda ognuna e ognuno di noi nella nostra vita di tutti i giorni. Essere più disposti all’accoglienza di chi è più fragile; cambiare i nostri stili di vita, affinché siano più sostenibili per il nostro pianeta e non contribuiscano a generare scarto di cose e di persone; guardare all’altro, al diverso da noi con l’interesse di chi vuole conoscere ed incontrare.