“Lassù, avete case e conventi…”

“Don Guanella si era affi dato alla benignità della divina Provvidenza nel passare da Savogno a Torino (1875), ed alla medesima si affi dò nel ritorno da Torino a Como e poi a Traona (1878), nella provincia di Sondrio” .
Un distacco, quello da don Bosco, sofferto.
Il suo stato d’animo lo si può intuire da una sua confessione “di non aver patito tanto alla morte del padre e della madre che, per così dire, gli morirono ambedue nelle braccia, quanto nel lasciare don Bosco” .
L’esperienza triennale presso don Bosco, dirà lo stesso Guanella, gli servi a correggere difetti che altrimenti non sarebbe riuscito a sradicare, “quali la timidezza e la furia precipitosa” e a forti ficare aspirazioni personali e progetti da realizzare a
vantaggio della propria Diocesi e della sua gente.
Scrive lo storico Pietro Stella “Il tempo trascorso presso don Bosco per don Guanella voleva essere solo un’esperienza in ordine ai propri progetti ”.
Il vescovo Carsana lo destinò alla cappellania di Traona, dove risiedeva l’arciprete don Giuseppe Bellieni, affetto da una paralisi progressiva e che necessitava di aiuto e di cure, e dove avrebbe potuto fondare un “ciabotto”, data la presenza di spazi e costruzioni in disuso, utili per quelle fondazioni che aveva fisse nella mente e che lo stesso Vescovo gli aveva rammentato per sollecitare la sua decisione in tal senso: “Lassù, come ben sapete, avete case e conventi disusati per fare quelle fondazioni che, sento dire, avete voi fisse nell’anima, ma guardate poi che non siano fantasie di cervello caldo e illusioni funeste.
Provate per vostro conto che io vi benedico”
“Don Guanella credeva avere ormai la Provvidenza in tasca e partì tranquillo alla
volta di Traona,…per metiere le basi di quelle fondazioni, che sarebbero state nel
volere di Dio” . Era verosimilmente il 21 settembre 1872.
“A Traona trovò tu?? e le difficoltà che avrebbero scoraggiato molti cuori di buona
volontà, ma egli non disperò mai” . L’accoglienza dell’arciprete fu fredda.
Questi , rimessosi alquanto dalla malattia che lo aveva colpito, si faceva zelante informatore impegnando “le forze riacquistate per recarsi alla prefettura di Sondrio a deporre ai danni di don Guanella, che egli reputava sua avversario e ribelle.
Soffriva malamente che don Guanella tirasse a sé nei giorni feriali e festi vi parecchi fanciulli e giovani per l’insegnamento del catechismo nell’Oratorio
e che aprisse nella propria casa scuole feriali quotidiane, diurne, serali, festive” .
In merito all’Oratorio dei Confratelli (una cappella a sinistra della Chiesa), don Giovanni Tam riferisce un aneddoto: “C’era qui tra gli uomini il deplorevole malvezzo di uscire di Chiesa in tempo di predica. Siccome ogni domenica l’arciprete faceva Catechismo ai grandi e don Luigi ai ragazzi nell’Oratorio, quegli sconsigliati refrattarii alla parola di Dio presero a far capolino, con parecchi altri, nell’Oratorio per senti re don Luigi.
Ora avvenne che ai vesperi della solennità d’Ognisanti l’arciprete salì il pulpito per la predica dei morti , e don Luigi entrò in Oratorio per la dottrina ai ragazzi
A Traona trovò tutte le difficoltà che avrebbero scoraggiato molti cuori di buona
volontà, ma egli non disperò mai
L’arciprete vide che parecchi, uomini e donne, si mossero per seguire don Luigi: più non si tenne, discese dal pulpito, e andò nell’Oratorio a protestare. Ne nacque un tafferuglio, e poco mancò che l’arciprete le prendesse. Non è a dire quale fosse il dispiacere di don Luigi, il quale mai più avrebbe preveduto cosa simile!” . Alla sopportazione del parroco, si aggiunsero anche difficoltà di ordine economico
da parte del Consiglio comunale, che secondo le convenzioni del tempo “non intendeva pagare un coadiutore fintantoché in paese risiedeva il parroco effett vo”. Decisione motivata che la parrocchia non era così popolosa da richiedere due sacerdoti .
“Le difficoltà, anziché avvilire, incoraggiavano il Guanella il quale, con le mani vuote di denaro, comperò il convento di S. Francesco dal Comune e a sua tempo poté dare il saldo in lire 3.000” , che sognò come sede della sua istituzione, iniziandovi una
scuola, sfruttando sia l’esperienza accumulata presso don Bosco in campo educativo, sia i titoli di insegnamento che si era procurato a Mondovì.
Scrive don Giovanni Tam: “Fu all’ombra di questa chiesa e tra le mura di questo ex convento che il benemerito sacerdote don Luigi Guanella, allora coadiutore in questa parrocchia, verso l’anno 1879 cercava di gett are le basi della sua prima
Istituzione di beneficenza a favore della povera gioventù” Era il 23 novembre 1879 quando don Guanella acquistava, in concorso d’asta, col consenso della Curia, l’ex-Convento che finiva di pagare nel 1880. Dopo averlo ristrutturato, nel febbraio 1880 vi apriva una scuola gratuita privata rurale .
Ma “l’attecchire del collegio suonò in alto come un pericolo.
Col pretesto che nel secondo anno si era aperto senza notificarlo alle autorità competenti , queste mandarono ordine di chiusura immediata con minaccia di multe e di pene severe…
Il celebre avvocato Brasca… s’interpose a favore della causa Guanella.
Ma il prefetto di Sondrio (Breganze cav. Avv. Luigi), s’infuriava al solo accennare il mio nome, perciò il paziente Brasca dovett e ritornarvi per ben tre volte, e alla fi ne sentirsi dire semplicemente che, se la Curia di Como volesse dare al Guanella una cura d’anime sopra un pizzo di monte, dove egli non potesse esercitare pericolose influenze, l’ufficio prefett zio avrebbe posto appoggio. Fu scelto Olmo sopra Chiavenna. Là don Guanella vi si portava nel mese di luglio (1881)”.
A seguito di questo provvedimento, don Guanella chiudeva la scuola il 27 febbraio 1881 e, il 2 luglio, concludeva definitivamente la sua attvità in Traona, tra il rimpianto unanime della popolazione.
Un consuntivo, fa notare P. Pellegrini, ci porta a dire che il Guanella lasciava un’opera che aveva raccolto intorno a sé gente di ogni ceto e aveva restituito a tu?? il gusto di una fede viva.
Aveva guardato alla gioventù, aveva insegnato il catechismo, aveva curato un oratorio, aveva dato vita alle scuole quotidiane, serali e festive, ma prima di ogni altra cosa aveva ridestato nella gente di Traona il bisogno di adorare il Padre che, nella sua misericordia, si era ricordato di loro, attraverso la generosità di un Fratello.
Uscito di scena, a don Guanella sembrò doveroso ricordare un par?? colare, per lui non trascurabile: “In chiudere il collegio nello scorso febbraio, lasciai nessuno dei miei o cuochi o maestri senza collocamento” .
Da notare, che nonostante tutti gli impegni e le varie peripezie, tra la Pasqua
e fine maggio 1880, don Guanella qui a Traona, trovò il tempo per pubblicare tre operette, “Metodo semplice di meditazione” e “Andiamo al Padre” e, l’anno successivo, “Andiamo al monte della felicità”.
A Traona, la “Casa Madre”
Era nei sogni di don Guanella. Scriveva nel febbraio del 1906, in occasione della morte del suo amico ragioniere Giuseppe Boraschi, compagno di ginnasio al Collegio
Gallio: “Mi rammenta un’altra epoca già molto lontana, quando nell’ex convento
di S. Francesco in Traona io tentavo le prime prove delle istituzioni della Casa della Divina Provvidenza” .
Quale senso abbia avuto l’esperienza di Traona, si può ben desumere dal colloquio
svoltosi sul piazzale della chiesa di S. Francesco in Traona, tra don Luigi Guanella e don Giovanni Tam, da quest’ultimo riportato nella commemorazione di don
Guanella: “Vedi? Qui doveva sorgere la mia prima Casa, questa doveva essere la mia Casa-Madre”. E io gli risposi: “Senta, don Luigi, se non vi fossero state le dure prove di Traona, forse la Provvidenza non l’avrebbe così generosamente favorito in seguito”. E pronto egli mi soggiunse: “Hai ragione”.